Fotografo per passione. Da alcuni anni passato al digitale, prediligo il fascino del BN pur ammettendo un debole per il colore.
Mi piace tutta la fotografia ma, in modo particolare, mi piace fotografare la mia città, gli angoli nascosti del vecchio centro storico e quello che succede per le sue strade, fonte infinita di ispirazione per qualsiasi fotografo.
La strada: i vicoli, le piazze, i mercati storici del centro e la gente che li popola sono i miei soggetti preferiti ai quali dedico buona parte dei miei scatti.
Nasce così la mia recherche fotografica sulla Vucciria, storico mercato di Palermo, al quale ho dedicato una serie di scatti, soggetto di una mia personale sul tema, in mostra proprio in questi giorni presso palazzo Fatta, a Palermo.
Mercato storico della Vucciria
Forse non tutti sanno che il nome della Vucciria deriva dal termine francese boucherie che significa letteralmente macello o meglio luogo di macellazione delle carni. Successivamente italianizzato in bocceria, quindi da noi palermitani storpiato nello, a noi meglio orecchiabile, "Vucciria".
Il nucleo centrale del mercato è costituito dalla piazza Caracciolo dove un tempo, in epoca angioina (secolo XII), fiorì l’antica bocceria, il maggiore mercato destinato al macello e alla vendita della carne in città. Col tempo, per noi palermitani, il termine assunse un significato un po diverso diventando sinonimo di caos - confusione (vucciria) con ovvio riferimento al caratteristico "abbanniare" (gridare) dei commercianti del mercato e tra tutti a quello dei fruttivendoli e pescivendoli che, successivamente insediatisi sul posto, con le loro abbanniate attiravano la gente verso le esposizioni delle loro merci... come un'antica forma di pubblicità. Quelle urla dalla caretteristica cantilena, sommate alle voci dei tanti acquirenti che spesso, molto insistentemente, anche loro a gran voce trattavano il prezzo di acquisto di questa o quell'altra mercanzia, creavano in quei luoghi un continuo miscuglio di suoni e cantilene che risuonavano per tutto il mercato, fino ai vicoli circostanti. Da qui il significato che noi palermitani abbiamo assunto per il termine "vucciria" appunto "rumorosa confusione".
Di tutto questo, oggi, rimane ben poco... pochi i commercianti che ormai stanchi non "abbanniano" piu, poche le merci esposte, ormai smunto l'afflusso degli acquirenti e quasi estinto il vociare dell'abbanniata nella piazza.
Una Vucciria silenziosa, insomma, o meglio una Vucciria ormai ferita a morte, stretta com'è dal traffico del centro cittadino e per l'impossibilità per chi volesse avventurarsi a far la spesa, nel trovare agevolmente parcheggio nelle vicinanze. Restano ormai poche cose a testimonianza degli antichi fasti della Vucciria... due tra tutte La famosissima Casa del brodo, meglio conosciuta da noi palermitani come 'U dutturi, ancora frequentatissima ma ormai rimodernata e purtroppo molto diversa da un tempo e la trattoria Shangai, altro locale storico rimasto però quasi immutato, dove a prezzi modici si poteva pranzare e, nelle belle giornate, godere della vista dall'alto della sottostante piazza Caracciolo e della sua coloratissima vita frenetica. La trattoria Shangai, chiamata così perchè, a detta dello stesso titolare, la vista della piazza Caracciolo, coi suoi tendaggi colorati e l'esposizione delle merci, che era godibile dalla terrazza del locale, richiamava un tempo, per colori, movimento e atmosfera, quella di un mercato della lontanissima Shangai. Il locale resta ancor oggi un posto caratteristico e affascinante ma certamente lo era ancora di più quando la Vucciria era quel concentrato di vita e di umanità che quasi tutti noi, non piu ragazzini, abbiamo conosciuto. Entrambi i locali, costituiscono ormai come un'ultimo baluardo a testimonianza dei lunghi anni di storia pullulante di vita del tradizionale mercato palermitano. Tracce, ormai, quasi del tutto scomparse. Parlando della Vucciria di oggi, non si può non ricordare Uwe Jantsh, artista Austriaco che ha recentemente esposto ad una mostra collaterale alla biennale di Venezia e che alla Vucciria ha vissuto per quasi 10 anni e che ha regalato agli amatori del genere una installazione molto particolare creata solo con materiali di risulta raccattandoli personalmente per le strade del quartiere. Così, la Vucciria o meglio piazza Garraffello ha visto i natali di una tra le opere del genere trash art che certamente non ha mancato di stupire i palermitani. Quale sarà il futuro della Vucciria?... chi può dirlo! personalmente spero che sopravviva e non se ne perdano le tracce perchè proprio da li partono le radici culturali e la storia di tutti i palermitani.