Dentro la nebbia è un lavoro introspettivo attraverso il quale l'autore racconta la sua personale visione dell'essere umano nello scorrere del suo percorso esistenziale. I Silenzi, le atmosfere ovattate e le ombre solitarie, catturate da questi scatti, ritraggono così un paesaggio che è sopratutto interiore.
Bruno Taddei, Educatore Professionale, è referente della Formazione al Lavoro di Allievi Disabili del CFPIL dell'Agenzia formativa della Provincia di Varese. Si occupa prevalentemente di reportage sociale.
E' autore delle mostre "Facce da pesce" reportage sui mercati del pesce di Catania e "Il permesso di crescere" reportage sul Centro di Formazione Professionale e Inserimento Lavorativo per allievi disabili, in collaborazione con Claudio Argentiero. Anche queste due mostre e il libro "Il permesso di crescere" sono a cura di Sandro Iovine.
Fluttuando nella vita a cura di Sandro Iovine
Il maestro Kikugawa una volta disse: "Judo è come onda di mare.
Quando onda è in alto judo è bene, quando onda in basso judo
male".
Ora in alto. Ora in basso. Come una barca nella tempesta, che
segue il capriccio ondivago. Instabile. Impotente. La mente
imprigionata in opacità lattiginose. Quante volte ti sei sentito così?
Piccolo all'inverosimile in uno spazio di cui non puoi nemmeno
definire i confini. Nebbia fuori. Dentro. Nei pensieri che credi limpidi.
In alto. In basso. La vita attraversata come un mistero. Tra banchi di
nebbia e schiarite. Eri piccolo la prima volta che sei entrato in
quell'aria di latte. Ricordi la disperazione per esserti perso? Ricordi
quanto hai corso per uscire? Urlato perché venissero a prenderti?
Ma per quanto corressi o gridassi non riuscivi a uscire. Il grigiore
umido fin dentro i polmoni. Gli alveoli soffocati. Non potevi più
nemmeno chiedere aiuto. Persa in una nube, l'anima finiva per
prenderne il colore e la consistenza.
Poi all'improvviso i contorni del mondo tornavano a definirsi. Nel
petto l'aria si asciugava. Nella mente i pensieri tornavano limpidi. E
ti trovavi un po' più grande.
Il maestro Kikugawa aggiunse: "Quando judo male, allora bisogna
fare kata. Quando judo peggiora, studia bene e judo torna su cresta
di onda. Ma ogni volta onda è un po' più alta".
Eh già ogni volta che uscivi dalla nebbia vedevi le cose un po' più
chiaramente. Trasformato, sentivi che il terrore che ti aveva
immobilizzato di fronte al cambiamento non era stato inutile. Essere
in cima all'onda era piacevole. Ma non è mai durato a lungo. Presto
sentivi iniziare la fase discendente. I contorni del mondo sempre
meno definiti. Di nuovo. E di nuovo ti trovavi non sapere dove eri.
Ancora terrore. Ma ormai sapevi che era possibile uscire. Anche se
non sapevi come. Non sapevi quando. Ma la nebbia finiva per
scomparire. Prima o poi. E tornavi ad affrontare un mondo nitido,
aspro, privo di quelle sfumature che ammorbidiscono tutti i contorni
e proteggono. E poi di nuovo nebbia davanti a te. Sapevi che in
qualche modo ne saresti riuscito ancora. Ma non avevi voglia di
ritrovarti un'altra volta immerso nell'inconsapevolezza. Ma l'onda era
implacabile. Di nuovo dentro. E poi ancora fuori. Dentro. Fuori.
Dentro. Fuori. E ti sei ritrovato adulto.
Il maestro Kikugawa concluse: "Vita è come judo. Normale questo".
© photo by: Bruno Taddei - Cantello, Varese
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Max
<otomatuah@gmail.com>
Varese, Italy - 26/04/2008
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